di Gianluca Albanese
CIMINA’ – Ciminà 2020 come San Giovanni di Gerace 2019: nonostante la commissione d’accesso antimafia agli atti amministrativi istituita il 14 ottobre 2019, nonostante la proroga del mandato trimestrale dei commissari, la relazione redatta dagli stessi in data 20 aprile 2020 ha evidenziato che “Gli elementi complessivamente emersi non presentano la necessaria congruenza rispetto ai requisiti di concretezza, univocità e rilevanza” previsti dall’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali, quello che prevede lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
E’ quanto riportato nel decreto del Ministro dell’Interno Lamorgese dello scorso 4 settembre, che sancisce la conclusione di un procedimento amministrativo iniziato, appunto, quasi un anno fa.
Un decreto simile a quello con cui il predecessore della Lamorgese alla guida del Viminale, ovvero Matteo Salvini ammise che la commissione d’accesso inviata a San Giovanni di Gerace – il sindaco, allora, era Pino Vumbaca – non aveva trovato nulla.
Non sappiamo se la decisione assunta oggi rappresenti un’inversione di tendenza rispetto alla linea intrapresa nell’ultimo lustro, in cui si ricorreva in maniera pressoché sistematica all’avvio di procedimenti tesi allo scioglimento dei civici consessi in determinate aree geografiche come la nostra; fatto sta che il caso di Ciminà e, ancora prima, quello di San Giovanni di Gerace, evidenziano con chiarezza come l’attuale normativa necessiti una profonda riforma che vada a incidere meglio su eventuali singole responsabilità, evitando di coinvolgere in scioglimenti collettivi chi, invece, ha operato per il bene della propria comunità, anche coi limiti e le difficoltà tipiche di tutti gli amministratori locali in questo particolare momento storico.
Al sindaco Giusy Caruso, alla giunta e all’intero consiglio comunale, vanno le felicitazioni di questa redazione e l’augurio di un buon lavoro per gli anni a venire.