Non è possibile, dopo così tanto tempo, che non si conosca la verità vera rispetto ad una tragedia di pertinenza dello Stato italiano, non è possibile e non lo si vuole credere in rapporto ad una Nazione che si dica “civile” perché qui, di civile, c’è ben poco; in più, ci si metta queste esternazioni che nascono dal nulla, quando tutto tace, arrivandoti tra capo e collo a scompaginare lo stato delle cose: a chi può interessare una presa di posizione, sia pur autorevole, come quella del presidente Amato? Ancorché non l’avremmo fatto facendo la classica “sparata a zero” giornalistica ma dirigendoci verso altre e ben più opportune sedi.
di Antonio Baldari
I latini direbbero “Cui prodest?”, a chi giova? Tanto ci è venuto subito da pensare nel momento in cui l’ex presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, ha consegnato alla storia giornalistica e non l’affermazione secondo la quale “Ad abbattere il DC 9 Itavia è stato un missile francese, Parigi dica”, facendo riferimento al cosiddetto “caso Ustica” che ancor’oggi, dopo ben 43 anni da quell’ormai remoto 27 giugno 1980, non conosce la verità vera ma soltanto tanti, piccoli, pezzi di verità ancora in miliardi di frantumi come quelli in cui andò spezzato l’aereo italiano, essendo vittime 81 persone di cui 77 passeggeri e quattro membri dell’equipaggio.
Ora, non fosse altro che per il rispetto dovuto alla memoria di quelle persone, che perirono in quello che fu definito “uno scenario di guerra aerea” tra Francia, Stati Uniti e chissà chi altri, fossimo stati nei panni del presidente Amato avremmo preso la via di un tribunale per essere ascoltati da un giudice, deponendo in base a quelle che che sono le informazioni in suo possesso; intanto qui ci si meraviglia, ancora oggi, di che razza di Paese possa essere mai l’Italia, che dopo quasi mezzo secolo non riesce ad assicurare la verità, ai propri cittadini ed in primis, naturalmente, ai familiari delle vittime!
Perché non è possibile, dopo così tanto tempo, che non si conosca la verità vera rispetto ad una tragedia accaduta all’interno del proprio spazio aereo, e quindi di pertinenza dello Stato italiano, non è possibile e non lo si vuole credere in rapporto ad una Nazione che si dica “civile” perché qui, di civile, c’è ben poco; in più, ci si metta queste esternazioni che nascono dal nulla, quando tutto tace, arrivandoti tra capo e collo a scompaginare lo stato delle cose: ecco perché ci si chiede “a chi giova?”, a chi possa interessare una presa di posizione sia pur autorevole come quella del presidente Amato, ancorché non l’avremmo fatto facendo la classica “sparata a zero” giornalistica ma, lo ribadiamo, ci saremmo diretti altrove, in ben più opportune sedi.
Anche perché il presidente Amato ha posto in essere una ricostruzione piuttosto dettagliata, frutto di evidenti informazioni in suo possesso, altrimenti potremmo dire che egli abbia esagerato nell’assunzione di un ottimo vino o altro pregiato alcolico; siccome il presidente Amato è persona oltremodo perbene, morigerata e dal rinomato garbo istituzionale ci appare del tutto strano come abbia potuto essere così preciso, e a distanza di così tanti lustri; in più, e questo ce lo consenta l’ex presidente del Consiglio, ha senz’altro commesso un errore alquanto grossolano avendo citato l’ormai defunto segretario del Psi Bettino Craxi, proprio perché defunto, non c’è più, e quindi chiaramente impossibilitato a suffragare o meno le sue affermazioni.
E dunque, ancora una volta poniamo all’attenzione della pubblica opinione, a chi giova l’uscita di Amato? Quali equilibri socio-politici va a toccare mettendoli in mezzo alla bolgia ed al caos, visto che l’Italia, in particolare, avrebbe bisogno di maggiore tranquillità e serenità istituzionale?