di Mario Murdolo
BIVONGI – A volte l’apparenza inganna. Si perché mai e poi mai mi sarei aspettato che il mio carissimo amico, amico di tutti, Paolo Gullà potesse lasciarci in un modo così tragico e inaspettato. Lui persona molto socievole anche quando stava lontano da Bivongi per motivi di lavoro non trovava occasione per tornare e stare con i suoi parenti ed amici.
La prima cosa che ho pensato appena appresa la brutta notizia è stata come mai si sia fatto prendere dalla disperazione e dall’abbandono uno che aveva superato coraggiosamente e con grande dignità momenti molto difficili nella sua vita. Eppure me lo voglio ricordare quando sorridente e molto affettuoso passava in estate tra i tavolini per offrirci i suoi gustosi zinzuli.
Paolo persona molto fantasiosa da una invidiabile inventiva si rivolgeva spesso a me per propormi iniziative veramente interessanti e che dovevamo mettere in atto prossimamente. E invece no, i tuoi sogni non ti hanno aiutato a uscire da quel baratro e buio che ti hanno attanagliato e indebolito e sconfitto. Sono tanti gli attestati di affetto e di vicinanza espressi spontaneamente e sinceramente dai tuoi tantissimi amici che come me hanno avuto il privilegio e la fortuna di conoscere le tue grandi doti umane, di vera e grande amicizia, la tua indiscussa disponibilità, insomma il tuo grande altruismo e affetto. Tu te ne sei andato ma al nostro paese, al quale eri legato in modo veramente viscerale, hai lasciato oltre ad un vuoto incolmabile un patrimonio di grande rilevanza culturale e tradizionale. Il Museo di Arte Contadina” “A LUMERA” che senza ombra di dubbio rappresenta una unicità del genere in Calabria. Solo un genio come te poteva realizzare una struttura così completa dove si possono ammirare tutti gli arnesi e attrezzi usati nel passato dai nostri contadini esposti in modo molto bene ed evidente in un locale neanche tanto spazioso. Un luogo molto frequentato. Mi invitavi a gustare un buon bicchiere del tuo moscato accompagnato da dolcissimi fichi secchi con le noci o l’anice e quando, per motivi di lavoro, ti assentavi mi lasciavi l’incarico di ricevere le tante scolaresche e visitatori che venivano ad ammirare le tue opere. E quasi tutti mi facevano la stessa domanda: ma chi è questa persona che con grande paziente ricerca, passione e competenza è stata capace di realizzare una cosa così meravigliosa e interessante? E io spiegavo loro che si trattava di un umile operaio che nonostante i suoi impegni di lavoro, fuori sede, familiari ecc, aveva trovato il tempo e l’abnegazione per dedicarsi anche ad altro. È stato se non l’unico uno dei pochi a coltivare la pianta degli “zinzuli, in via di estinsione, per spostarsi usava la sua adorata bicicletta ed e’ stato l’ideatore di una ricerca sugki ingiuri bivongesi che fa parte del tradizuibe presso il museo “A Lumera”.