LOCRI – «A uccidere Massimiliano Carbone sarebbero stati A.C. e P.C., perché aveva avuto una relazione con una donna che interessava ai Cordì». Le parole del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, rese davanti al Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e riportate a pagina 27 dell’edizione odierna di “Gazzetta del Sud”, a firma di Rocco Muscari, riaprono uno spiraglio sulla vicenda, che sembrava essersi persa in un deprecabile oblio, relativa all’imboscata tesa al giovane imprenditore ferito a morte la sera del 17 settembre 2004, quando rientrava a casa insieme al fratello dopo una partita di calcetto.
Le parole di Agresta, sarebbero state apprese in carcere da un affiliato all’altro clan di ‘ndrangheta locrese, quello dei Cataldo, e lo stesso collaboratore di giustizia ha chiarito che il suo interlocutore «Lo diceva per criticare i Cordì che se la prendevano anche con persone comuni».
La notizia ha subito ridato speranza ai familiari di Massimiliano Carbone, in particolare alla madre Liliana, che da quasi tre lustri conduce una battaglia instancabile per cercare di avere verità giustizia per il figlio e per il bambino, oggi maggiorenne, nato da quella relazione. Un grido, quello di Liliana Esposito Carbone, che sembrava disperato, e che ora, in attesa dei necessari riscontri investigativi, potrebbe portare a una clamorosa svolta nelle indagini.
Interrogato come “persona indagata in procedimento connesso”, nell’ambito dell’operazione “Mandamento Ionico”, Agresta ha altresì fornito alcune rivelazioni sull’omicidio del medico di Canolo Fortunato La Rosa, ucciso l’8 settembre del 2005 in località Bruverello di Gerace.
Sempre in base a quanto riportato da “Gazzetta del Sud” Due persone di Canolo «Si sono rivolte – ha dichiarato Agresta – ai Cordì, i quali alla fine gli avevano suggerito di tirare due fucilate a questo dottore».
Anche queste ultime rivelazioni potrebbero riaprire un caso sostanzialmente irrisolto, e sul quale la dottoressa Viviana Balletta, vedova di Fortunato La Rosa, sta conducendo da anni una battaglia quotidiana per la giustizia e la verità.