di Gianluca Albanese
LOCRI – In principio furono addotti “motivi tecnico-amministrativi” non meglio precisati per spiegare la mancata inaugurazione, lo scorso 16 febbraio, del museo archeologico statale di Palazzo Nieddu del Rio in Locri, come ricorda la seguente nota stampa diffusa dal polo museale della Calabria: leggi nota
Oggi, sappiamo informalmente che la data presumibile dell’inaugurazione è quella del prossimo sabato 7 aprile, anche se tra i palazzi cittadini non mancano ansie e preoccupazioni, riguardanti il mancato arrivo, ad oggi, di numerosi reperti selezionati e rappresentativi della protostoria della Locride, attualmente custoditi nel museo di Reggio Calabria e che, sulla base di accordi stipulati tra il polo museale e lo stesso museo reggino, saranno dati in deposito al nuovo museo di palazzo Nieddu, sito nel centro del paese e che intende costituire la terza struttura archeologica locridea, dopo il museo di Locri Epizephiri e Quello di Monasterace.
Lungi da noi voler usare toni da “Istituto Luce” o esagerare con l’enfasi; va comunque ricordato che l’allestimento dei due piani di Palazzo Nieddu era previsto nell’ambito del progetto POR (FESR 2013-20), quindi prima della riforma ministeriale voluta dall’ex titolare del dicastero Franceschini. E’ un allestimento finalizzato ad arricchire il percorso culturale nella Locride con la creazione di un terzo museo statale afferente al Polo museale della Calabria. Secondo fonti vicine agli ambienti archeologici locali, con la sopra citata riforma sì sarebbero creati intoppi e confusioni burocratiche sulla proprietà dei reperti, che avrebbero determinato questa fase di stallo che dura più di un mese e che lascia spazio a dubbi e preoccupazioni inerenti la realizzazione compiuta del progetto museale al centro di Locri, proprio in quel palazzo Nieddu in cui si verificò, due anni fa, la ripetizione dei lavori di rifacimento del marciapiede antistante dopo che la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Reggio Calabria ingiunse al Comune di Locri il ripristino del largo cordonale di pietra lavica che venne tolto e poi non rimesso a posto dopo i primi lavori.
Si spera, a questo punto, che tutte le difficoltà e gli intoppi riscontrati in questi anni siano un ricordo passato e che palazzo Nieddu torni a essere un luogo di cultura e interesse archeologico come fu in passato.