di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – «Ci vorranno i tempi tecnici tipici di un disegno di legge. La normativa in discussione non va a toccare solo gli interessi mafiosi (e non aggiungo altro) ma dico solo che io, non avendo ruoli di governo, ho un’influenza relativa. Del resto, è innegabile che altri disegni di legge che, invece rendono molta più pubblicità ai Governi – compreso il nostro – passano molto più rapidamente e senza troppi passaggi intermedi. Ma io non demordo. Del resto, la politica va fatta sui territori, e io sono disponibile a incontrare la gente del territorio in occasione come queste quando se ne presenterà l’occasione, perché non amo adagiarmi sulle poltrone romane. A qualcuno non piace questo governo, ma si è trovato un accordo tra due forze politiche molto diverse tra loro, significa che c’è davvero la voglia di tutelare gli interessi del Paese».
La senatrice Gelsomina Silvia Vono, portavoce del Movimento 5Stelle al Senato nella I^ commissione “Affari Costituzionali” e comitato permanente per i poteri, ha concluso così il partecipato incontro che ha avuto luogo ieri pomeriggio nella sala consiliare del palazzo municipale di Marina di Gioiosa Ionica sul tema “Scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e interdittive antimafia”, organizzato dagli attivisti 5Stelle, meet up “Costa dei Gelsomini”.
La Vono, avvocato originaria di Soverato, è la prima firmataria di un disegno di legge mirato a riformare l’articolo 143 del Testo Unico sugli Enti Locali (quello che prevede lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose) e la legge sulle interdittive antimafia per le imprese.
Ha aperto e moderato i lavori l’architetto Arrigo Lagazzo, che ha premesso che «Non si sono dubbi sull’utilità dello scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, ma la normativa va riformata per renderla più efficiente, visto che attualmente non produce gli effetti desiderati e la senatrice Vono sta chiedendo il sostegno di tutte le forze politiche che hanno a cuore questa tematica».
Ha fatto seguito l’intervento della giornalista e scrittrice Caterina Provenzano, autrice del saggio “Scioglimento dei Comuni per mafia. Quando lo Stato uccide libertà e democrazia” (2018, Città del Sole edizioni) che ha detto che la legge attualmente in vigore «E’ uno strumento ormai vetusto, perchè risale al 1991, quando dopo i fatti cruenti che caratterizzarono la faida di Taurianova e Casandrino, si avvertì il bisogno di una legge straordinaria. Col passare degli anni, però, questa legge ha creato troppi scioglimenti, generando un clima di sfiducia e scoraggiamento dei cittadini per bene verso la politica attiva, perchè si basa non su indizi o prove certe, ma su semplici elementi di sospetto, e succede sovente che i consiglieri sciolti per infiltrazioni mafiose possano ricandidarsi. Nel mio libro parlo della vicenda emblematica dell’allora sindaco di Gioia Tauro Giorgio Dal Torrione e del suo calvario giudiziario concluso con l’assoluzione che lascia l’intera vicenda senza responsabili e colpevoli. Del resto – ha proseguito la Provenzano – quando vengono decisi uno scioglimento o un’interdittiva, si blocca tutto, in primis la nostra inventiva e la voglia di fare. I commissari che subentrano, poi, fanno spesso altri lavori e sono poco presenti nei comuni che amministrano, e non hanno tempo e modo di conoscere il territorio. Per come è fatta adesso la legge – ha detto ancora – i commissari servono a poco, e spesso non hanno tempo e modo di bloccare certi appalti “strani”, anche perchè la legge attualmente in vigore colpisce solo gli amministratori ma non i funzionari comunali che invece rimangono al loro posto. Ecco perchè – ha concluso – servirebbe una legge che preveda la trasformazione da procedimento amministrativo a penale, garantendo la presenza di un giudice terzo e di un contraddittorio per uscire da questo oscurantismo».
Ha preso, quindi, la parola l’avvocato Oreste Morcavallo, delegato regionale della Società Italiana degli Avvocati Amministrativisti, un esperto del settore che ha anzitutto ricordato che «L’articolo 143 del TUEL era già stato riformato nel 2009, inserendo la necessità di “concreti, univoci e rilevanti” condizionamenti di tipo mafioso, tali da incidere sul regolare svolgimento dell’amministrazione comunale. Tuttavia, a oggi, credo che i prefetti abbiano grosse difficoltà a cogliere il senso di questa riforma, come il Consiglio di Stato ha ribadito più volte. Il caso di Marina di Gioiosa, poi, è emblematico, perché riguarda una cittadina violata e ferita in maniera grave, e dopo aver letto l’ordinanza del Consiglio di Stato che sospende il giudizio del Tar che aveva riportato in carica gli amministratori democraticamente eletti, possiamo affermare che i Dpr di scioglimento dei consigli comunali sono ormai inoppugnabili anche quando sono frutto di un vero e proprio “abbaglio dei sensi” come nel caso di Marina di Gioiosa Ionica, vera e propria sentenza che allontana i cittadini per bene dalla competizione elettorale. Oggi più che mai – ha concluso – serve accelerare il processo di approvazione del disegno di legge della senatrice Vono, perchè lo scioglimento di un consiglio comunale è una sospensione della democrazia, e questo non è piaciuto accettabile».
La senatrice Vono, dal canto suo, ha dapprima ricordato come abbia avuto modo di studiare la normativa come avvocato, aggiungendo che «Alcune delle proposte da me presentate siano già state inserite nel “decreto sicurezza” del Governo Conte, a partire da quella che prevede la creazione di un nucleo di selezione e formazione dei membri delle Commissioni Straordinarie, alle quali va garantita una più ampia gestione dell’attività amministrativa. Noi puntiamo a evitare l’estromissione in blocco dei consiglieri sciolti senza contraddittorio, confronto e diritto di difesa. Lo scioglimento, poi, colpisce maggiormente le terre considerate “di tessuto sociale mafioso” e a questo ci dobbiamo ribellare perchè la mafia va combattuta con le nostre facce e senza paure, e lo stesso scioglimento deve tornare a essere una extrema ratio».
Quindi, la Vono ha enumerato i contenuti fondamentali del suo disegno di legge.
«In primis – ha detto – serve prevenzione e ricerca mirata nel settore della pubblica amministrazione che permettono le infiltrazioni mafiose, che non sono necessariamente parte dell’organo politico, per accompagnare mediante una commissione d’indagine, la ricerca dell’attività sospetta. Solo se il problema non viene risolto, dopo aver aiutato amministratori e funzionari, allora si procede allo scioglimento dei consigli comunali, ma garantendo più poteri ai commissari, che devono poter trasferire d’ufficio i funzionari infedeli o annullare delibere e determine sospette. La stessa durata del commissariamento va estesa anche dopo l’elezione dei nuovi amministratori, aumentando i poteri di autotutela degli stessi. Il testo del disegno di legge – ha aggiunto – può essere anche emendato e migliorato, ma solo dopo il confronto con prefetti, forze dell’ordine e amministratori pubblici».
Non è mancato un cenno alle interdittive antimafia «Che attualmente – ha detto la senatrice Vono – non permettono agli imprenditori colpiti nemmeno il benché minimo ristoro, nemmeno dopo le sentenze giurisprudenziali a loro favore. Delle resto – ha aggiunto – scioglimenti e interdittive sono procedimenti amministrativi, e quindi soggetti a diverse influenze che invece non dovrebbero esserci. Io estenderei la durata delle interdittive da 12 a 36 mesi, ma senza lasciare ai prefetti il potere del riesame dopo la loro conclusione, garantendo agli imprenditori il diritto di difesa e la prevenzione dell’attività».
Ne è seguito un lungo e partecipato dibattito, nel quale hanno preso la parola, tra gli altri, gli avvocati ed ex amministratori comunali Geppo Femia e Francesco Macrì, il presidente dell’assemblea di AssoComuni Locride Franco Candia, l’ex sindaco di Gerace e componente del direttivo Anci Pino Varacalli e l’imprenditore Andrea Cuzzocrea. Tutti hanno espresso le loro osservazioni sulla legge vigente e sul disegno di legge della senatrice Vono, mentre l’ex consigliere comunale di Marina di Gioiosa ha parlato in maniera accorata e quasi provocatoria, nel momento in cui ha detto che «Dopo una vita passata a mostrare coi fatti, la mia condotta lontana anni luce da modalità mafiose, ora devo subite l’onta di essere additato con sospetto dai miei compaesani, e mi viene da pensare che se fossi stato davvero mafioso, sarei stato guardato con maggiore rispetto», mentre Natale Bianchi ha ricordato di essere vittima di un’interdittiva antimafia e il sindaco di Martone Giorgio Imperitura ha ricordato come «Si vive e si amministra in condizioni disagiate, tanto che io, sindaco, devo spesso svolgere le funzioni di funzionario comunale».
La manifestazione si è concluse dopo tre ore abbondanti, con la sensazione che si sia trattato di un confronto molto utile e costruttivo per affrontare una delle principali emergenze del nostro territorio.