di Gianluca Albanese
SAN LUCA – «Il secondo modo di avvicinarsi a questa realtà prevede invece che si coltivi un minimo di dubbio, prima di avventurarsi nelle sentenze, e la curiosità di capire il perché delle cose. Ponendosi, ad esempio, qualche domanda. Il mondo dell’Aspromonte è stato sempre – scriveva Corrado Alvaro, nato proprio qui – “arcaico, chiuso, primitivo, elementare, dominato da rapporti spietati e da ingiustizie profonde, eppure con i suoi saldi valori”: com’è che adesso sono tramontati quest’ultimi e si sono imbarbariti i rapporti sociali? Ancora, inchiodando su questa gente il sigillo “hic sunt barbari”, ghettizzandola nel disprezzo e nella dipendenza economica, non l’abbiamo forse spinta ad arretrare per reazione negli angoli più torvi del proprio passato? A incarognirsi come un malato terminale che ormai esibisce con cinismo la sua stessa morte imminente perchè tanto non ha nulla da perdere?».
Questo passo – assai significativo – di un articolo scritto da Marzio Breda per il Corriere della Sera nel 1991 è il modo migliore per comprendere appieno il grande valore giornalistico del libro «San Luca – Lessìa per le coscienze. Duisburg si poteva evitare?» (2016, AGE) di Aurelio Pelle, scrittore ed ex sindaco del comune aspromontano dal 1980 al 1984, con la prefazione dell’ottimo Mario Nirta.
Perchè Breda è stato uno dei pochi giornalisti che ha affrontato la “questione San Luca” in maniera scevra da preconcetti e pregiudizi, con la curiosità intellettuale tipica di chi ha inteso anzitutto conoscere per capire il perchè di certi fenomeni.
Uno scorcio di Questione Meridionale che non può essere letto solo come questione criminale, appunto.
E Aurelio Pelle, nella sua inchiesta, dimostra in maniera illuminante quello che è accaduto nel secolo scorso, quando un paese interno come tanti, popolato soprattutto da onesti e laboriosi pastori, contadini e artigiani, si è trasformato, col passare dei decenni, in un centro divenuto tristemente famoso prima per la stagione dei sequestri di persona, poi per le faide di ‘ndrangheta consumate anche al di fuori dei confini nazionali, tanto da risultare, nell’opinione pubblica schiava di un pensiero omologato, superficiale e conformista, quasi sinonimo di ‘ndrangheta.
Ovviamente, l’autore non nega la presenza criminale, forte come in molti altri centri del Sud Italia, ma indica una via di uscita attraverso la lotta per l’emancipazione di un intero popolo, che passi dall’educazione alla legalità, dal recupero dei valori della sua sana e secolare civiltà, convincendo tutti che ancor prima della repressione del fenomeno criminale, sia chiara a tutti quella che Pelle – sindaco costretto a dimettersi dopo aver subito un grave attendato dinamitardo, ultimo di una lunga serie di intimidazioni – chiama “la convenienza della legalità”.
Nel libro, frutto di un lavoro certosino di ricerca di documenti storici e ufficiali, dati demografici e indagini statistiche, c’è la storia contemporanea di un popolo e di un paese vittima di grandi e reiterati soprusi. E di grandi sciagure, prime tra tutte le alluvioni del 1951, 1953, 1972 e 1973 che portarono allo spopolamento della parte vecchia del paese, e una serie di (mancati) interventi del Governo nazionale e delle sue articolazioni nel territorio, che portarono all’alterazione del rapporto tra San Luca e lo Stato italiano, incrinatosi anche per l’assenza di condanne definitive al processo “Montalto”, il primo contro i capi bastone della vecchia ‘ndrangheta.
Una situazione che non migliorò nemmeno (anzi, semmai peggiorò lo stato di cose) dopo l’istituzione della comunità montana, del Parco d’Aspromonte e dell’allora Unità Sanitaria Locale di Locri, con San Luca costantemente fuori dai gangli decisionali dei nuovi enti.
L’autore coltiva l’arte del dubbio, con lo spirito del giurista e la curiosità intellettuale del giornalista d’inchiesta, arrivando a ipotizzare che perfino la strage di Duisburg avrebbe potuto essere evitata, con una maggiore sinergia tra tutti i livelli investigativi, nazionali e internazionali.
Non mancano nemmeno dei riferimenti precisi alla storia del Santuario della Madonna della Montagna di Polsi e quei sanluchesi più talentuosi, dal mariologo di fama mondiale padre Stefano De Fiores, ai Porcaro dei Toto, passando per il Generale dei Carabinieri Cesare Giorgi.
Insomma, il libro di Pelle rappresenta un vademecum di fondamentale importanza per conoscere San Luca come mai nessuno l’ha raccontata, se non il grandissimo Corrado Alvaro, più volte citato, che in comune con Aurelio Pelle ha l’appartenenza ad una comunità cittadina desiderosa di farsi conoscere in tutte le proprie sfaccettature.
“San Luca in Aspromonte-lessìa per le coscienze” verrà presentato in anteprima venerdì 24 alle 17 nella palestra dell’istituto comprensivo “Corrado Alvaro”, nell’ambito della manifestazione “Conoscere per capire”, organizzata dal Centro Studi Legislativo “Lazzati”.