di Gianluca Albanese (ph. Nicodemo Angì)
SIDERNO – Siderno come Marina di Gioiosa. Stesso destino, stesso carico di dubbi e perplessità dopo la decisione governativa di sciogliere il consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Cambiano i titolari del Viminale (per Marina di Gioiosa fu Minniti, a Siderno è toccato Salvini) ma la musica no. E’ sempre la stessa. Al benché minimo sospetto, la filiera che parte dalle forze dell’ordine locali, passa dalla Prefettura, arriva al Governo nazionale e si esprime mediante un Decreto del Presidente della Repubblica, non ha dubbi: scioglie il consiglio comunale democraticamente eletto. Senza se e senza ma.
Naturalmente, prudenza e ragionevolezza impongono di attendere la pubblicazione delle motivazioni della decisione assunta dopo la riunione del Consiglio dei Ministri convocata in prima serata di un afoso otto agosto dell’anno del Signore 2018, per sapere le ragioni di una decisione che come sempre accade era nell’aria, conoscendo l’orientamento manifestato nella stragrande maggioranza dei casi analoghi in questi ultimi anni.
Quel che è certo è che pagano gli amministratori, sempre e comunque. Anche quando non è colpa loro, tanto che – lo ripetiamo da mesi – il sospetto più grave è che candidarsi per dare il proprio contributo a migliorare le condizioni della propria comunità non sia solo inutile. Ma anche tremendamente rischioso, se non dannoso.
Per ora, dunque, limitiamoci all’analisi di alcuni dati certi e incontrovertibili. Punti fermi, necessari a capire come non si possa fare di tutta l’erba un fascio.
LA PROSPETTIVA GIUDIZIARIA
A scanso di equivoci, va ripetuto fino alla noia che non è necessario un coinvolgimento diretto degli amministratori nelle circostanze alla base del decreto di scioglimento. Già, perché l’equazione amministratore di un consiglio comunale sciolto per infiltrazioni mafiose uguale intraneo o contiguo alle organizzazioni della criminalità organizzata è una balla gigantesca. E soprattutto non deve dare adito a manifestazioni – seppur comprensibili dal punto di vista umano – di inutile vittimismo. Specie, come nel caso dell’amministrazione sciolta questa sera, non risultano a carico di alcuno procedimenti penali, indagini, avvisi di garanzia e men che meno condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso o altro.
Ogni scioglimento, infatti, ha una propria genesi e una propria storia, che cercheremo di scoprire dopo aver atteso le motivazioni dello scioglimento che – giova ricordarlo ancora una volta – non è un processo penale e men che meno una condanna in via definitiva. Quindi ha ragione Pietro Fuda a dire «Calma e gesso» e a far valere le proprie ragioni attraverso gli strumenti che il diritto positivo mette a disposizione di chi subisce determinate decisioni. C’è il ricorso al Tar e a tutti i gradi della giustizia amministrativa e c’è l’eventuale giudizio d’incandidabilità che spetta al giudice ordinario. Vedremo.
L’EREDITA’ POLITICA
Chi domani mattina abbandonerà il proprio posto in aula, in commissione e in giunta, lascerà una città dal tasso di democrazia partecipativa tra i più alti nel nostro comprensorio. Con buona pace dei tanti detrattori, che in questi anni hanno avuto sempre e comunque – vivaddio -la possibilità di muovere critiche e appunti a ogni decisione amministrativa. A volte in maniera sensata, oggettiva e nel merito. Altre in maniera strumentale. Ma ben vengano. E’ la democrazia, bellezza. Quella democrazia che l’amministrazione uscente ha lasciato esercitare sempre con la massima libertà. Sempre e comunque. E a queste latitudini, e in tempi neanche troppo remoti, questo non è affatto scontato. Lo scriviamo in ossequio a quella memoria storica che non dovrebbe mai essere dimenticata, sia da chi opera in un settore delicato come quello dell’informazione e sia da una cittadinanza consapevole.
Poi, non bisogna nemmeno tacere il fatto che Siderno abbia nel suo seno il tessuto associativo più robusto, comprensivo di una consulta delle associazioni e di una consulta giovanile – quasi un lusso da queste parti – e numerosi comitati e associazioni di quartiere che danno il senso compiuto della cittadinanza attiva.
Insomma, la comunità sidernese può definirsi tale. Non è una semplice sommatoria di individui. Quanto basta, quindi, per sviluppare gli anticorpi contro i mali contemporanei del qualunquismo e del disimpegno e per maturare quella coscienza collettiva, di popolo, invocata a gran voce da alcuni cittadini intervenuti questa sera alla villa comunale e di chi, nel suo passato e, si spera, nel suo futuro, non ha mai fatto mancare il proprio impegno per la propria comunità.
I TANTI CANTIERI APERTI
Viene da pensare cosa ne sarà di tutte le iniziative intraprese e delle idee annunciate stasera nell’incontro con la stampa prima di ricevere la notizia dello scioglimento del consiglio comunale. Non parliamo dei progetti futuribili come la darsena per dare impulso al turismo balneare, favorire la fusione con Locri per fare da contrappeso all’ingombrante città metropolitana, ma di quello che stava prendendo corpo, come le tante opere pubbliche avviate, i progetti pronti per essere presentati ancor prima dell’uscita dei bandi e della destinazione futura di tanti immobili, come a esempio il centro polifunzionale e la piscina comunale che nelle intenzioni del sindaco sarebbero state da adibire a centro di riabilitazione dell’Inail, o la riqualificazione delle periferie grazie soprattutto all’interazione con associazioni e comitati, ai massicci investimenti sulla cultura, vera marcia in più di questa amministrazione che recentemente aveva deciso di implementare il patrimonio della riqualificata biblioteca comunale, anche con trattati scientifici destinati agli studenti universitari. Che dire, poi, della bonifica dell’area dell’ex BP, delle analisi sugli scarichi della Sika o del buon funzionamento del depuratore consortile, che da un paio d’anni garantisce una splendida stagione balneare? E l’impegno costante, di concerto col battagliero comitato che fa capo a Mariarosaria Tino per risolvere il problema dei miasmi dell’impianto TMB di San Leo o del percolato che talvolta fuoriesce dall’ex discarica di Timpe Bianche? E la rivalutazione di Siderno Superiore che da borgo dal fascino antico stava diventando un centro culturale che guardava al resto d’Europa e del Mondo? Siamo certi che una commissione straordinaria spesso retta da quelli che comunemente vengono definiti “grigi burocrati” saprà mantenere questi continui impulsi? Noi ce lo auguriamo. Del resto, furono proprio due commissari illuminati come Rosalba Scialla e Luca Rotondi (sebbene non insediati a seguito di uno scioglimento del consiglio comunale per inflitrazioni mafiose) a compiere tante scelte di buonsenso, nel passato di Siderno. In alcuni centri, addirittura, si preferisce un commissario “dal volto umano” come Salvatore Gullì a un sindaco liberamente eletto dal popolo, ma risulta illuminante, a questo proposito, l’assunto di Umberto Campini, sanguigno presidente della commissione straordinaria che regge il Comune di Canolo, che a precisa domanda ha sempre risposto che «I Commissari devono stare il meno possibile. Risanare, dove serve, e ripristinare le condizioni per ridare a una comunità la propria amministrazione liberamente eletta».
Vedremo, dopo aver letto le motivazioni dello scioglimento, cosa ci sarà da risanare e se si costruiranno le condizioni per ridare al popolo sidernese un’amministrazione scelta dal voto delle urne. Del resto, abbiamo davanti un anno e mezzo abbondante per pensarci.
Gianluca articolo chiaro ed esaustivo, ma adesso sono questi organismi e associazioni a doversi assumere l’onere di continuare a essere presenti e più attivi e pensare anche a incontrarsi per decidere come agire nella nuova situazione.