R & P
“Mi chathì o magni glossa / ene i glossa ti jenìa…”(Che non si perda la bella lingua/ è la lingua della stirpe…) scriveva il poeta bovese Bruno Casile.E dall’alto dei suoi 900 metri sul mare Jonio, la “Chora” ( cioè“ Città” per antonomasia) di Bova, di antiche origini greche, custodisce all’interno del suo cuore l’enorme patrimonio storico-linguistico e culturale della circostante area grecanica del versante jonico meridionale della Calabria. Infatti, pure se la popolazione grecanica è ivi ridotta a circa 10.000 unità (di cui solo circa una metà fa ancora uso della lingua greca), numerosi circoli ed associazioni culturali (espansi tra Bova e Bova marina, Condofuri, Roghudi, Roccaforte Del Greco) lavorano alacremente perché tale patrimonio non vada, col tempo, ulteriormente perduto e, in primo luogo, Bova di cui l’abate Orazio Lupis esaltava “il greco linguaggio…puro ed elegante”. Ivi il circolo culturale “Apodiafazzi” è da tempo impegnato a tal fine anche attraverso la promozione d’importanti iniziative che vedono spesso riuniti, nella Chora, insigni personalità e studiosi della lingua e della cultura grecanica. Venerdì, 10 agosto c.a., ancora una volta la Città si è allietata del “puro ed elegante” greco linguaggio nel ricordo (all’interno della biblioteca “F. Mosino- Filelleno) del poeta grecanico Bruno Casile.
Nato a Bova nel 1923, egli deve la sua notorietà a P.P. Pasolini che rimase incantato dalla grande passionalità che lo legava alla sua terra e alla semplice vita contadina (da qui l’appellativo per lui coniato di “poeta contadino”). Fondatore dell’associazione culturale “Apodiafazzi”, dagli anni ’60 in poi si fece testimone, predicatore e custode di una lingua che rischiava di scomparire usando il “greco linguaggio” nelle sue poesie raccolte all’interno della raccolta “Strafonghìa sto scotùdi”.
I saluti istituzionali del sindaco Santo Casile all’interno già dei quali un anticipo della professionalità e dell’impegno poi anche evidenziati dagli illustri relatori , il prof. Paolo Martino (prof. Ordinario di glottologia presso LUMSA di Roma) e il prof. Giuseppe Nucera (presidente attuale del circolo), le note dei versi di stampo neoclassico della poetessa locrese Daniela Ferraro…ed è un ritrovarsi in un mondo diverso che sa di buono e di genuino, delicatamente rarefatto nei versi neoclassici, appassionato e suadente nel greco idioma ritrovato.
Si lamenta, purtroppo, la solita inadempienza della istituzioni pubbliche, mancano i necessari interventi legislativi sia a livello locale che regionale per la difesa e la valorizzazione della cultura greca in Calabria ma, come scriveva Bruno Casile,“ To prozzìmi emì to échome /arte meni assà pedìa / ti échite to alevri / ce larga ene i jerusìa.”(Il lievito noi l’abbiamo/ ora spetta ai ragazzi/ che avete la farina/ e lontana è la vecchiaia).
Daniela Ferraro